Questa volta abbiamo capito tutto: leggere “Cime tempestose” è come leggere Dostoevskij, e altre amenità (soprattutto sulla fotografia)
I nostri eroi sono decisamente alle prese con la mezza età digitale. Antonio è appena tornato da Nashville (città moderna ma povera e con la solita americanata: questa volta il Partenone in scala 1:1) e ha visto il suo giovane vicino di sedile passare sette ore incollato all’iPad Pro a guardare il walkthrough di Harry Potter - Hogwarts Legacy. Cosa ha imparato? Che si potrebbe fare qualcosa del genere con la realtà virtuale e il metaverso. Lo pensa anche Riccardo che già si immagina a guardare la gente che gioca a Sega Rally.
C’è chi sperimenta cose strane in realtà virtuale come l’aggeggio di realtà virtuale con i puntali interattivi per le dita. Ma c’è un posto dove sicuramente il metaverso non arriverà (speriamo) e cioè nella pubblica amministrazione, che è già devastata oggi con le sue app sgangherate, figuriamoci come sarebbe dentro la VR.
Riccardo intanto è ricaduto nel gorgo dei netbook e si è comprato “qualche” Nokia di un bel po' di anni fa, e ci sta facendo una rice da paura con Alpine Linux: i3, tmux, carica tutto in RAM e su framebuffer per renderlo velocissimo e avere il sistema dentro una chiavetta. Ci vuole un po' di più per avviare ma poi va come un missile.
Parliamo anche di tastiere: lo sapete che sono le cyber-chitarre elettriche posmoderne? Le asce digitali? E che sono il vero “strumento” suonato da Antonio e Riccardo. Quest’ultimo sta diventando un vero e proprio cyber-liutaio: ha passato anni a misurare la distanza e l’altezza delle file dei tasti dal bordo delle tastiere dei portatili che ha comprato o provato. Tutta questa sapienza a qualcosa servirà pure, no?
Intanto, mentre aspettano che arrivino i famosi acquisti dal Giappone (ci vuol pazienza per certe cose), Antonio si è comprato un visore con pentaprisma per la sua vecchia Hasselblad 500C. La macchina è originale, il visore è un clone russo della Kiev 88: la famosa Hasselblaski (nota: nel frattempo è arrivato e va alla grande). Bello scattare a pellicola, per carità, ma Antonio sta aspettando da quindici anni che i dorsi digitali dell’Hasselblad diventino economicamente abbordabili. Prima o poi ce la farà.
Cose lette a questo giro: Cime tempestose nella nuova traduzione, che secondo Riccardo è come leggere Dostoevskij. Poi L’immagine infedele di Claudio Marra sulla falsa rivoluzione della fotografia digitale (saccente per come è scritto ma l’idea di fondo è buona, dice Antonio) e infine Sapere di Alessandro Carrera (perché la conoscenza è importante e va comunicata).
Da ultimo, l’intelligenza artificiale: perché ChatGPT è il Commodore 64 della generazione che sta nascendo adesso. Lo avranno avuto a disposizione fin dal principio e crescendo lo daranno per scontato. Ma fare arte, la sensibilità artistica, è un’altra cosa e non dipende dalla macchina, analogica o digitale che sia. Invece, bisogna guardare le cose dalla giusta prospettiva, che è quella della strana teoria di Antonio sul cavernicolo con le mani intinte nella pasta colorata che disegna gli animali sulla volta della caverna.
Tutto si tiene, le tastiere, ChatGPT, la rice di Riccardo che è un ambiente per essere creativi, e la modernità degli antichi romani, che erano gente sofisticata come lo siamo noi. Per dire: è presuntuoso pensare che quelli prima di noi fossero tutti dei pirla e che solo noi abbiamo capito tutto. Non è così, e non è mai stato così.
Dopodiché, una volta bisognerà riprenderlo per bene, questo maledetto argomento.
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