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Perché tilde?

Cercavamo una parola che fosse tutta nostra, ma non è facile. Di parole “tutte nostre” ne sono rimaste poche in giro; e la maggior parte sono di qualcun altro.

La tilde è un sacco di cose. Viene dal latino “titulus” che voleva dire “titolo” o “soprascritta”, ed è ripresa dalla grafia portoghese e spagnola per indicare la pronuncia nasale di una vocale o la palatale della “n”. Nel medioevo segnava la contrazione di una parola, ma al liceo, nelle versioni di greco, era per convenzione l’accento circonflesso. In matematica è un’approssimazione: segno “debole” di uguaglianza.

Ma è la definizione giapponese quella più poetica. Il “nami dasshu” «trattino ad onda» è come la nostra lineetta: ha uno scopo decorativo, di divisorio grafico del testo, ed è l’indicatore di allungamento della vocale finale nella scrittura informale dei manga.

Sui sistemi operativi Unix (macOS, Linux), invece, la tilde è la directory di partenza dell’utente, perché negli anni ‘70, sul terminale ADM-3A della Lear-Siegler, stava sullo stesso tasto di “Home”, la funzione che riporta il cursore in alto a sinistra.

A noi due la tilde ricorda le BBS, il comando per tornare a casa (cd ~), i libri stampati come si faceva una volta, quel numero di Video Girl AI in lingua originale, le formule di matematica che lei ha lasciato in un vecchio taccuino e badabene anche il portoghese. Ma soprattutto, la tilde è un trattino ad onda sul quale possiamo distrarci una volta alla settimana.

Contatti

Tilde ~ è un podcast ideato, registrato e distribuito da Antonio Dini e Riccardo Palombo. Potete scriverci usando il modulo contatti qua sotto.

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